Paolo Rossi è l’eclettico performer nato a Monfalcone, in provincia di Gorizia, nel 1953, che ha costruito un modo di recitare e di cantare sempre al di fuori degli schemi tradizionali. Comico dalle battute dissacranti e irresistibili, ma anche attore dalle riflessioni profonde, è stato protagonista di partecipazioni televisive diventate memorabili.
Tra le esperienze teatrali più importanti c’è “Il signor Rossi e la Costituzione-Adunata Popolare di Delirio Organizzato”, che affronta i temi della coscienza civica e politica del Paese sempre, però, con piglio comico.
Vi proponiamo di seguito il racconto, che ho pubblicato su Targatocn.it e sul “mio” profilo Facebook, dello straordinario spettacolo di Paolo Rossi, nel luglio 2016, all’Anfiteatro dell’Anima: incantevole palcoscenico sulla collina tra Cervere e Fossano. Nell’ambito della rassegna “Anima Festival” organizzata dai fratelli Ivan e Natascia Chiarlo.

Rossi incanta il pubblico con le canzoni dell’amico Gianmaria Testa, mancato il 30 marzo dello stesso anno. Senza dimenticare un omaggio musicale a Enzo Jannacci. Il tutto infarcito da provocazioni comiche sorprendenti. Lo spettacolo è prodotto da Fuorivia di Paola Farinetti, moglie dell’indimenticabile Testa.

Da Targatocn.it e dal “mio” profilo Facebook del 6 luglio 2016
La pioggia, minuta, ma fastidiosa, cade fino a un’ora e mezza prima dello spettacolo. Poi, compare il sole e il vento porta via le nuvole “cattive”. Così “RossinTesta”, terzo appuntamento della rassegna “Anima Festival”, organizzato nella splendida cornice naturale dell’Anfiteatro dell’Anima, sulla collina tra Cervere e Fossano, dagli infaticabili appassionati di bellezza artistica, i fratelli Ivan e Natascia Chiarlo, può iniziare. Con le veloci prove, seguite, subito dopo, dalla performance.




Protagonista della serata è lo straordinario ed eclettico Paolo Rossi, accompagnato da un band di talentuosi musicisti: Emanuele Dell’Aquila e i Virtuosi del Carso (Bika Blasko, Stefano Bembi, Alex Orciari e Roberto Paglieri). Il tutto voluto e prodotto da Fuorivia di Paola Farinetti, moglie dell’indimenticabile Gianmaria Testa scomparso tre mesi fa.

Perché il cantautore cuneese e l’attore comico sono stati grandi amici e questo spettacolo lo avevano progettato insieme. Condividendo un viaggio comune di poesia unita alla voglia di divertirsi e di divertire il pubblico, ma facendolo riflettere sui problemi dell’attuale società.
I testi delle canzoni di Gianmaria, scritte per alcuni lavori teatrali di Paolo, si intrecciano, magicamente, con le provocazioni “scomode”, sotto forma di monologhi, dell’artista originario di Monfalcone. “Questa – esordisce Rossi – non vuol essere una celebrazione, ma una festa”.

Poi, però, guardando il fossato con l’acqua attorno al palcoscenico non smentisce la sua verve comica, chiedendo se ci sono i coccodrilli.
Emozioni, pensieri e risate si rincorrono, si incontrano, si allontano per, poi, ricongiungersi, si alzano verso il cielo, diventato, piano piano, un campo di stelle, mentre l’iniziale frusciare del vento va a dormire. Parole e note leggere costruiscono un ricco giacimento di perle preziose per la mente e per lo spirito.
Le canzoni di Testa, interpretate da Rossi con voce profonda e sorprendente, riempiono lo spazio e il correre del tempo. Trasformandosi in un cammino di idee. Splendide le versioni di “Arlecchino” e “La giostra”. Non manca anche un omaggio musicale a Enzo Jannacci: altro loro grande amico comune. Mentre le intrusioni comiche sbocciano come i fiori in primavera.

Tra ricordi, provocazioni e e risate
“Avevo freddo e mi hanno coperto con questa giacca in cui ci sto tre volte”.
“Il matrimonio è un valore fondamentale, ma è nato quando la speranza di vita delle persone era di trent’anni”.
“Ho fatto il militare a Torino. Indovinate dove? Nei carristi. Per quale motivo? Ero piccolo e stavo dentro al carro armato. Ho fatto anche carriera: comandavo sette sardi più bassi di me. A Rivarolo Canavese sono andato a sbattere contro una casa. Ricordo ancora la faccia incredula del proprietario. Sono sceso, l’ho salutato e gli ho chiesto: “Scusi, la strada per Torino? ”.
“Non mi occupo più di satira politica perché è impossibile fare parodia nella parodia. Immaginatevi – facciamo il caso – uno che sta con quelli della parte bianca, dove, però, capisce di non poter più vincere. Allora passa con i rossi che, invece, hanno successo. Ma lì non potrà mai fare carriera. Perciò cambia idea e diventa bianco. I rossi, che non sono furbissimi, anche loro si infiltrano tra i bianchi. E alla fine non si capisce più niente. Per risolvere la situazione si trova l’equilibrio chiamando Verdini”.
“Io e Gianmaria ci divertivamo a concludere gli spettacoli fatti insieme proponendo “I giardini di marzo” di Battisti. Lui la cantava, io la commentavo. Ci ha sempre colpito la frase “All’uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri”. Ma non erano libri se poi il testo diceva: “Che hanno è, che giorno è”.
Il finale
Applausi. Calorosi. Uno spettacolo inconsueto, un impasto colorato di impagabile creatività che seduce il cuore e l’anima. Grazie Gianmaria. Grazie Paolo.





